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Non fatevi prendere dal panico (uno di cinque)

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Guida galattica per gli autostoppisti
di Douglas Adams
Oscar Mondadori (1999)
pp. 212

Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell’estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione.

Aprire un pacchetto e trovarci dentro proprio il libro che volevi leggere fa spuntare un bel sorriso. Del resto, se la colonna sonora di questo periodo sono i Radiohead, non potevo non avvicinarmi al primo capitolo della “trilogia in cinque parti” di Adams, libro che, grazie a Gianfranco Franchi, ho scoperto aver ispirato parecchia della loro musica.

Per chi non lo sapesse, la Guida galattica è un libro di un milione di pagine in formato elettronico (non perdiamo di vista che Adams l’ha ideata alla fine degli anni ’70!) con stampate sulla copertina le parole “Non fatevi prendere dal panico”, strumento indispensabile per tutti quegli autostoppisti che vogliono vedere le meraviglie dell’universo con meno di 30 dollari altairiani al giorno!
I personaggi di questo lavoro di Douglas Noel Adams sono surreali, come surreali le loro avventure. Dopo la distruzione della Terra, Ford Prefect, ricercatore per la nuova edizione aggiornata della Guida galattica, e Arthur Dent, unico terrestre sopravvissuto, si ritrovano a bordo dall’astronave Cuore d’Oro. Alla guida del mezzo Zaphod Beeblebrox, Presidente della Galassia con la mente manomessa e Tricia McMillian, anche lei autostoppista. Con loro anche il mio preferito: Marvin, il tenerissimo robot depresso, prototipo non troppo riuscito della nuova tecnologia CPV, Carattere da Persona Vera, che con le sue battute paranoiche, ossessionanti e, allo stesso tempo, di una eccezionale intelligenza, è riuscito a farmi scoppiare a ridere spesso e volentieri (qualche assonanza con il Paranoid Android dei Radiohead?!).

- Sì, ho forse detto qualcosa che non va? - fece Marvin, continuando a trascinarsi con aria apatica. - Scusate se respiro troppo forte, in realtà io non respiro, come avrete notato, per cui non capisco perché ho detto scusate se… Dio, come sono depresso! Ecco qui un’altra di quelle porte così soddisfatte di sé! Ah, la vita! Non parlatemi della vita!

Il viaggio è movimentato dai Vogon che, secondo la Guida galattica, sono una delle razze più antipatiche della Galassia con una pessima propensione per la scrittura di poesie. La meta? La Risposta alla Domanda Fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto.

Dopo aver divorato il libro, non ci si stupisce di quanto successo abbia avuto. Ispirato ad una trasmissione radiofonica in onda alla BBC, l’ironia di Adams ha conquistato cinema e televisione. Sarei pronta a scommettere che anche Matt Groening si sia ispirato alla Guida Galattica per i suoi Futurama.
La forza dell’opera sta nel presentare una storia assurda e illogica con semplicità e verosimiglianza, quasi fosse reale. Adams inventa nomi, luoghi e situazioni con ironia e naturalezza disarmanti che stupiscono il lettore, piacevolmente sorpreso dalla genialità di certe trovate.

Ma [la Guida Galattica] non è soltanto un libro notevolissimo, è anche un libro di enorme successo, più popolare di Costruitevi la seconda casa in Cielo, più venduto di Altre 53 cose da fare a Gravità Zero, e più controverso della trilogia filosofico-sensazionale di Oolon Colluphid, Anche Dio può sbagliare, Altri grossi sbagli di Dio e Ma questo Dio, insomma, chi è?

Il linguaggio è essenziale. Adams non si perde in troppe delucidazioni e abbellimenti che avrebbero lo stesso effetto della spiegazione di una barzelletta! Da non sottovalutare, poi, che si tratta di una versione tradotta: l’originale è, naturalmente, in inglese. Pur non avendo letto la versione in lingua, posso dire che il racconto sembra non aver risentito della traduzione, appare completo e la comicità immediata e costante.

Come ogni lungo viaggio che si rispetti, è necessaria una sosta per rifocillarsi e riprendere le forze: 
Hei, terrestre, non hai fame? – disse la voce di Zaphod. – Ehm, bè, sì, ho abbastanza appetito – rispose Arthur. – E allora andiamo a mangiare un boccone – lo invitò Zaphod. – Il Ristorante al Termine dell’Universo è giusto da queste parti.
Qui, solo per il momento, lasciamo i nostri personaggi.
Non prima, però, di aver svelato La Risposta alla Domanda Fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto. Volete conoscerla?
La Risposta è Quarantadue!

Silvia Surano