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I barbari

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I barbari
di Alessandro Baricco


Di saggio non si tratta, occorre premurarsi subito di avvisare i lettori, come Baricco specifica in prima pagina, con una breve premessa in cui accenna al lavoro editoriale che ha preceduto la pubblicazione. Con "I barbari" siamo davanti a una raccolta di brani argomentativi apparsi sulla Repubblica da maggio a ottobre 2006, con l'obiettivo di focalizzare l'attenzione sulle mutazioni in corso, in più ambiti. Diciamo che vari campi d'indagine - passiamo dal gusto per i vini, al calcio, a Google, ai libri, o ancora alla musica, ... - sono una brillante esemplificazione dei cambiamenti in atto, cambiamenti che Baricco sottolinea essere sempre esistiti, e probabilmente sempre vissuti con un turbamento simile a quello che troviamo negli intellettuali di oggi.

Non occorre costruire un muro davanti ai cambiamenti della civiltà, ma, d'altro lato, è errato lasciare il campo libero a una sconsiderata mutazione: "enorme sarebbe il compito storico di una politica culturale se solo coloro che la pensano capissero che non il salvataggio furbesco del passato, ma, sempre, la realizzazione nobile del presente è quanto si deve fare per assicurare alle intelligenze una minima protezione dall'azzardo del mercato puro e semplice" (pag. 162). O ancora: "Quel che diventeremo continua a esser figlio di ciò che vorremo diventare. Così diventa importante la cura quotidiana, l'attenzione, il vigilare" (pag. 179).

L'analisi, a tratti impietosa e dura, è comunque impreziosita e, se mi concedete il termine un po' banalizzante, alleggerita dallo stile di Baricco che, come sempre, è anzitutto narratore. E si vede con quale facilità agganci il lettore, anche quando le pagine ospitano qualche rocambolesco sperimentalismo, come nel caso dell'incipit: ben oltre venti pagine sono occupate dalla scelta ragionata delle epigrafi, ma vi assicuro che sarebbe un delitto che non ci fossero! Anche se non fondamentali, sono un passo di grande interesse per lasciarsi trasportare nel clima dell'intera opera.

Al termine, troviamo note a cura di S. Beltrame e C. Bizzarri, volte a indirizzare e appoggiare il lettore nella spiegazione di personaggi di nicchia o, comunque, meno noti al grande pubblico. Note riassuntive, non c'è dubbio, ma altrettanto efficaci per dare delucidazioni sul contesto.
Segue una sezione intitolata "Date", in cui troviamo registrati i principali eventi storici, culturali e sociali che sono avvenuti durante la scrittura de "I barbari", influenzando sicuramente la stesura delle singole parti di saggio.
Saggio ibrido, forse, un po' variegato per l'assenza di quel labor limae che lo stesso Baricco ammette, all'inizio del libro. Nonostante qui e là si senta la mancanza, per l'appunto, di una struttura globale e di una revisione, "I barbari" resta una lettura assolutamente da non perdere, per aprire quei paraocchi che spesso scostiamo, con fatica e dolore, mentre qui si aprono nuove prospettive, problematiche ma ugualmente speranzose.