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Nella tana dell'orco e altre storie

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Nella tana dell’orco e altre storie
di Susanna Trossero
Firenze, MEF, 2008

pp. 114
€ 10,30

L’atmosfera permeata di misteri inspiegabili è palese prima ancora di avventurarsi nella prima pagina: sarà l’immagine del Tio Paquete di Goya in copertina o, molto più probabilmente, la didascalia che riporta “fiabe cattive”, da leggere in un bosco tra ammalianti profumi, ma guardandosi le spalle.
Così si apre questa discontinua e singolare raccolta narrativa, composta da storie di diversissima lunghezza (il primo racconto occupa ben 70 pagine e le restanti sono invece suddivise in ben tre racconti) e tematica. Infatti, la prima vicenda, che dà il titolo al libro, porta i protagonisti in una selvaggia Sardegna, alla ricerca di una donna scomparsa da anni: non meraviglia che si mescolino in un connubio quanto mai tipico, tra nuraghi ancora avvolti da poteri sconosciuti e miracolose apparizioni. All’avventura si unisce l’amore tra i due protagonisti, sentimento non veramente affrontato o esplorato dall’autrice, ma più che altro narrato tangenzialmente. Qualche pagina ancora e, sullo sfondo d’eccellenza di un arido entroterra sardo, si concretizza una leggenda che ha tratti di verosimiglianza molto labili, ma fascinosi.
Si passa poi al Dio degli alberi, racconto composito, in cui la narrazione è preceduta da una documentazione cronachistica e medica di fatti realmente accaduti. Viene qui ripreso il tema tradizionale della natura che si ribella e si vendica degli uomini che la sfruttano. Non si tratta di una rivincita diretta, ma di qualcosa di più subdolo e apparentemente impercettibile, qualcosa che scava nella psiche umana, distruggendola.
Nella successiva storia, Il fiore, la natura diventa invece movente per un atto sconsiderato, che riesce a sconvolgere il lettore in poche pagine, ben tratteggiate, perché enigmatiche e con un retrogusto di inspiegabilità.
Più diretto e ancor più inquietante è il racconto finale, Gli scarafaggi, che mantiene un’atmosfera di dramma psicologico e thriller molto alla Dario Argento.

Non è dunque difficile notare come l’autrice attribuisca un ruolo primario alla natura, mai a fondo indagata, ma motore dell’azione e, quindi, della narrazione stessa. È proprio questo aspetto insondabile a suscitare nel lettore un moto di riflessione, non senza qualche brivido. Emergono infatti considerazioni poco fiduciose nei confronti del genere umano, colto nel suo lato di normalità solo apparente, subito contraddetto da reazioni che denunciano l’egoismo e la sordità dei più.
La scrittrice, già premiata in importanti concorsi letterari, non manca di rimarcare nella sua prosa l’importanza della descrizione, fondamentale per ricreare un’atmosfera misteriosa, per quanto mai nebulosa. Proprio la chiarezza espositiva è un punto di forza di quest’opera, senza giri frasali imbarazzanti o lungaggini: una prosa che mira alla sintesi – a volte un po’ troppo – e che ha ben chiaro il suo obiettivo di turbare e ispirare.

GMG